"Idv promuoverà un referendum nazionale per la gestione pubblica del servizio idrico. Importante sostenere la campagna del Forum dei movimenti per l'acqua"

"Il servizio idrico deve essere sottratto alle logiche del profitto e ai processi di privatizzazione. Per questo è importante che la Regione Umbria presenti ricorso di costituzionalità contro il recente decreto governativo che di fatto privatizza e mercifica un bene comune come l'acqua, sottraendolo all'autonomia degli enti locali e negando quindi il principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo regionale dei Verdi per i valori - Idv, comunica di aver depositato oggi una mozione che impegna la giunta a presentare ricorso di costituzionalità allo scopo di contrapporsi al decreto 135 approvato dal governo Berlusconi e oggi convertito in legge dalla Camera dei deputati.
"Metteremo a disposizione di tutta la coalizione di centrosinistra la nostra mozione, consentendo a tutti di passare dalle enunciazioni di principio ai fatti. Su certi temi a nostro avviso non sono ammessi doppi giochi o escamotage. Questo provvedimento - spiega Dottorini - sottrae ai cittadini un diritto fondamentale, consegnando l'acqua, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali per farne un nuovo business per i privati e per le banche. E' quindi assolutamente necessario opporsi in maniera decisa per evitare che i consigli comunali e i sindaci eletti dai cittadini siano espropriati della gestione dell'acqua potabile che per legge sarà privatizzata e consegnata al mercato. A questo scopo l'Italia dei valori ha promosso, a livello nazionale, un referendum per riaffermare che la gestione dell'acqua deve essere pubblica. Allo stesso modo è importante che anche i comuni le regioni facciano la loro parte. I comuni inserendo nei propri Statuti il riconoscimento che il servizio idrico è privo di rilevanza economica, le regioni approvando mozioni come quella da noi proposta".
"E' importante ribadire ancora una volta - aggiunge l'esponente dell'Italia dei valori - che l'acqua è un bene comune essenziale per la vita di ogni uomo, un diritto umano universale che non può divenire risorsa esclusiva. Tra l'altro il meccanismo introdotto dalle previsioni normative della legge 133 del 2008, oltre a considerare l'acqua come un bene di rilevanza economica, finirà a breve per comportare un aumento vertiginoso di costi per l'utente finale, con la costituzione di ulteriori enti politicizzati e costosissimi. Fino a oggi tuttavia era quanto meno riconosciuta facoltà alle amministrazioni locali e ai loro consorzi di esercitare la gestione attraverso società interamente pubbliche e sulla base di indirizzi e controlli diretti. Nel testo approvato in questi giorni invece gli affidamenti a società interamente pubbliche vengono fatti decadere improrogabilmente nel 2011 a meno che l'amministrazione locale non ceda il 40 per cento delle sue quote nella società a soggetti privati. Una scelta scellerata. Per questi motivi chiediamo alla Regione di intervenire con tutti gli strumenti a sua disposizione per evitare che un bene essenziale alla vita di ogni essere vivente venga mercificato e che la sua gestione venga consegnata alle regole del mercato e del profitto".
Perugia, 19 novembre 2009
Scarica la mozione


"Il servizio idrico deve essere sottratto alle logiche del profitto e ai processi di privatizzazione. Per questo è importante che la Regione Umbria presenti ricorso di costituzionalità contro il recente decreto governativo che di fatto privatizza e mercifica un bene comune come l'acqua, sottraendolo all'autonomia degli enti locali e negando quindi il principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo regionale dei Verdi per i valori - Idv, comunica di aver depositato oggi una mozione che impegna la giunta a presentare ricorso di costituzionalità allo scopo di contrapporsi al decreto 135 approvato dal governo Berlusconi e oggi convertito in legge dalla Camera dei deputati.
"Metteremo a disposizione di tutta la coalizione di centrosinistra la nostra mozione, consentendo a tutti di passare dalle enunciazioni di principio ai fatti. Su certi temi a nostro avviso non sono ammessi doppi giochi o escamotage. Questo provvedimento - spiega Dottorini - sottrae ai cittadini un diritto fondamentale, consegnando l'acqua, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali per farne un nuovo business per i privati e per le banche. E' quindi assolutamente necessario opporsi in maniera decisa per evitare che i consigli comunali e i sindaci eletti dai cittadini siano espropriati della gestione dell'acqua potabile che per legge sarà privatizzata e consegnata al mercato. A questo scopo l'Italia dei valori ha promosso, a livello nazionale, un referendum per riaffermare che la gestione dell'acqua deve essere pubblica. Allo stesso modo è importante che anche i comuni le regioni facciano la loro parte. I comuni inserendo nei propri Statuti il riconoscimento che il servizio idrico è privo di rilevanza economica, le regioni approvando mozioni come quella da noi proposta".
"E' importante ribadire ancora una volta - aggiunge l'esponente dell'Italia dei valori - che l'acqua è un bene comune essenziale per la vita di ogni uomo, un diritto umano universale che non può divenire risorsa esclusiva. Tra l'altro il meccanismo introdotto dalle previsioni normative della legge 133 del 2008, oltre a considerare l'acqua come un bene di rilevanza economica, finirà a breve per comportare un aumento vertiginoso di costi per l'utente finale, con la costituzione di ulteriori enti politicizzati e costosissimi. Fino a oggi tuttavia era quanto meno riconosciuta facoltà alle amministrazioni locali e ai loro consorzi di esercitare la gestione attraverso società interamente pubbliche e sulla base di indirizzi e controlli diretti. Nel testo approvato in questi giorni invece gli affidamenti a società interamente pubbliche vengono fatti decadere improrogabilmente nel 2011 a meno che l'amministrazione locale non ceda il 40 per cento delle sue quote nella società a soggetti privati. Una scelta scellerata. Per questi motivi chiediamo alla Regione di intervenire con tutti gli strumenti a sua disposizione per evitare che un bene essenziale alla vita di ogni essere vivente venga mercificato e che la sua gestione venga consegnata alle regole del mercato e del profitto".
Perugia, 19 novembre 2009
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