"Atto sconsiderato, modo di amministrare che fa carta straccia del rispetto dei cittadini, dell'ambiente e delle ragioni storico-culturali di un territorio"

"Il sindaco e la giunta escano allo scoperto e dicano come intendono rimediare al grave errore di superficialità amministrativa che ha portato a concedere l'autorizzazione alla recinzione di 300 ettari di terreno in deroga ai Regolamenti edilizi comunali e senza tenere conto di una legge regionale e di ripetute sentenze della Corte Costituzionale e del Tar. Un caso emblematico di come possa essere svilito il senso dei beni comuni e di come possa essere piegato il diritto di tutti i cittadini di godere del territorio alle esigenze dei privati. Ora l'amministrazione abbia il coraggio di revocare la concessione e di aprire una nuova stagione di rapporti con i cittadini".
Il consigliere regionale Oliviero Dottorini (Idv) commenta con queste parole l'atto con cui il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini ha autorizzato una recinzione di 300 ettari per un'altezza di oltre 2 metri nel comune di Città di Castello, consentendo così la chiusura di un fondo che la legge regionale 8 del 2004, due sentenze della Consulta e una e una sentenza del Tar ritengono avrebbe dovuto consentire l'accesso ai cercatori di tartufi.
"A questo primo atto sconsiderato - aggiunge Dottorini - pare siano seguite altre autorizzazioni alla recinzione, segno evidente che l'amministrazione comunale ha aperto quel varco nel quale temevamo si sarebbero inevitabilmente inseriti in molti altri. Quanto denunciato alcune settimane fa dall'Associazione tartufai dell'Altotevere è allo stesso tempo grave e indicativo di un modo di amministrare che fa carta straccia del rispetto dei cittadini, dell'ambiente e delle ragioni storico-culturali di un territorio. A essere colpito è uno dei diritti fondamentali dei cittadini, siano essi raccoglitori di funghi, asparagi e tartufi, agricoltori o semplici amanti della natura. Credo che il primo atto da fare alla ripresa delle attività istituzionali del Consiglio regionale sia un'interrogazione agli assessori all'Agricoltura e all'Ambiente per comprendere le ragioni di un atto che poco ha a che vedere con il rispetto delle regole e molto con un modo di gestione della cosa pubblica che tutti vorremmo vedere archiviato".
"C'è una responsabilità politica pesante dietro questa decisione - aggiunge l'esponente dell'Italia dei Valori - e sarebbe importante che non solo il sindaco, ma l'intera compagine amministrativa ne rispondesse senza scaricare le proprie responsabilità sul livello tecnico. C'è un ricorso amministrativo che chiede la revoca immediata dell'autorizzazione rilasciata dall'amministrazione tifernate, ma fino ad oggi nessuno si è sentito in dovere di dare una risposta. Ritengo grave - aggiunge Dottorini - che si continui a pensare di danneggiare i cittadini e le ragioni dell'ambiente solo per andare incontro alle esigenze di un privato, per giunta procedendo in deroga agli stessi regolamenti comunali e creando un precedente che avrà effetti a catena pericolosi su altre situazioni analoghe. Non vorremmo che alla base di questa scelta vi fosse, ancora una volta, la volontà di rispondere a richieste provenienti da un apparato politico-burocratico extraterritoriale che non ha alcun interesse a valorizzare il nostro territorio per la sua tradizione di autonomia e civiltà. Sarebbe importante - conclude Dottorini - se l'amministrazione tifernate ammettesse con umiltà l'evidente errore commesso e convocasse le parti per trovare soluzioni praticabili e condivise, revocando la concessione e facendo in modo che non si verifichino più in futuro atti che trovano sostegno soltanto nella supponenza e nella superficialità di un modo di amministrare lontano dai cittadini e dagli interessi del territorio".
Perugia, 17 aprile 2010
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