"Incredibile intreccio di responsabilità. No a soluzioni pasticciate, magari finalizzate a rimettere in pista pratiche che già hanno fatto troppi danni. Coinvolgere i cittadini"
"Adesso occorre recuperare la fiducia della popolazione e sgombrare dai tavoli della politica ogni ipotesi di soluzione pasticciata, magari finalizzata a rimettere in pista pratiche che già troppi danni hanno fatto all'ambiente e all'economia dei nostri territori. Un incredibile intreccio di responsabilità sembra chiamare in causa allevatori, amministratori locali ed enti di controllo in un disastro ambientale di proporzioni inaudite, almeno per la nostra regione". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, commenta l'avviso di conclusione delle indagini, nell'ambito dell'operazione "Laguna de cerdos", emesso dal pubblico ministero Manuela Comodi, dal quale risultano 26 indagati per reati gravissimi come associazione per delinquere, disastro ambientale, falso, abuso d'ufficio, tra allevatori della Codep, tecnici dell'Arpa e membri della Giunta comunale di Bettona.
"Appena pochi giorni fa, attraverso un'interrogazione all'assessore all'Ambiente e alle Politiche agricole, eravamo tornati a chiedere chiarezza su questa vicenda - spiega Dottorini -, anche per comprendere le ragioni che hanno indotto la giunta regionale a incontrare rappresentanti dell'amministrazione di Bettona, che già risultavano indagati, per progettare il futuro della zootecnia in Umbria. Oggi, a maggior ragione, riteniamo che il sindaco e vice-sindaco di Bettona non abbiano più i requisiti necessari per potersi occupare di risolvere una situazione che al contrario, secondo quanto ipotizzato dagli atti dell'indagine, avrebbero contribuito a creare. Ora è necessario che, come abbiamo più volte richiesto, la Regione elabori un Piano per la zootecnia sostenibile in Umbria, coinvolgendo i cittadini e abbandonando ipotesi che non tengano conto dell'equilibrio ambientale e territoriale. La nostra regione ha bisogno di una zootecnia basata su marchi e certificazioni, su una filiera corta e di qualità, integrata con il territorio, capace di qualificare i nostri prodotti tipici e di generare valore aggiunto in Umbria. Dobbiamo avere il coraggio di dare uno stop chiaro agli allevamenti in regime di soccida, notando l'effetto perverso di allevare non per una filiera alimentare, ma per produrre il liquame necessario all'innesco della formazione di biogas. Solo dopo avere individuato modalità di allevamento compatibili con il territorio e con la salute sarà possibile ripartire con le attività e con gli impianti di depurazione che, per quanto di riguarda, dovranno essere aziendali e non sovradimensionati rispetto alla nuova programmazione produttiva".
"Ciò che negli anni si è venuto sviluppando, come si legge nell'ordinanza dello scorso luglio, è un'annosa e collaudata attività criminosa in totale dispregio di qualsiasi norma nell'ottica del profitto economico a scapito anche della salute pubblica, che ha arrecato un danno enorme e non definibile con l'avvelenamento di acque destinate all'alimentazione umana. Per questi motivi - conclude l'esponente Idv - continuiamo a essere al fianco del Comitato popolare per l'ambiente che da anni denuncia la gravità della situazione e che ha deciso, così come Legambiente, di costituirsi parte civile".
Perugia, 14 giugno 2010
"Adesso occorre recuperare la fiducia della popolazione e sgombrare dai tavoli della politica ogni ipotesi di soluzione pasticciata, magari finalizzata a rimettere in pista pratiche che già troppi danni hanno fatto all'ambiente e all'economia dei nostri territori. Un incredibile intreccio di responsabilità sembra chiamare in causa allevatori, amministratori locali ed enti di controllo in un disastro ambientale di proporzioni inaudite, almeno per la nostra regione". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, commenta l'avviso di conclusione delle indagini, nell'ambito dell'operazione "Laguna de cerdos", emesso dal pubblico ministero Manuela Comodi, dal quale risultano 26 indagati per reati gravissimi come associazione per delinquere, disastro ambientale, falso, abuso d'ufficio, tra allevatori della Codep, tecnici dell'Arpa e membri della Giunta comunale di Bettona.
"Appena pochi giorni fa, attraverso un'interrogazione all'assessore all'Ambiente e alle Politiche agricole, eravamo tornati a chiedere chiarezza su questa vicenda - spiega Dottorini -, anche per comprendere le ragioni che hanno indotto la giunta regionale a incontrare rappresentanti dell'amministrazione di Bettona, che già risultavano indagati, per progettare il futuro della zootecnia in Umbria. Oggi, a maggior ragione, riteniamo che il sindaco e vice-sindaco di Bettona non abbiano più i requisiti necessari per potersi occupare di risolvere una situazione che al contrario, secondo quanto ipotizzato dagli atti dell'indagine, avrebbero contribuito a creare. Ora è necessario che, come abbiamo più volte richiesto, la Regione elabori un Piano per la zootecnia sostenibile in Umbria, coinvolgendo i cittadini e abbandonando ipotesi che non tengano conto dell'equilibrio ambientale e territoriale. La nostra regione ha bisogno di una zootecnia basata su marchi e certificazioni, su una filiera corta e di qualità, integrata con il territorio, capace di qualificare i nostri prodotti tipici e di generare valore aggiunto in Umbria. Dobbiamo avere il coraggio di dare uno stop chiaro agli allevamenti in regime di soccida, notando l'effetto perverso di allevare non per una filiera alimentare, ma per produrre il liquame necessario all'innesco della formazione di biogas. Solo dopo avere individuato modalità di allevamento compatibili con il territorio e con la salute sarà possibile ripartire con le attività e con gli impianti di depurazione che, per quanto di riguarda, dovranno essere aziendali e non sovradimensionati rispetto alla nuova programmazione produttiva".
"Ciò che negli anni si è venuto sviluppando, come si legge nell'ordinanza dello scorso luglio, è un'annosa e collaudata attività criminosa in totale dispregio di qualsiasi norma nell'ottica del profitto economico a scapito anche della salute pubblica, che ha arrecato un danno enorme e non definibile con l'avvelenamento di acque destinate all'alimentazione umana. Per questi motivi - conclude l'esponente Idv - continuiamo a essere al fianco del Comitato popolare per l'ambiente che da anni denuncia la gravità della situazione e che ha deciso, così come Legambiente, di costituirsi parte civile".
Perugia, 14 giugno 2010
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