AGRICOLTURA. DOTTORINI (VERDI E CIVICI): QUEL PSR SEGRETO ED AMBIGUO
"Puntare su agroenergia, biologico e tipico, evitando carrozzoni e finanziamenti discrezionali. Da difendere filiere virtuose e unicità dei prodotti"
"Passare dalle enunciazioni di principio ai fatti per evitare che dietro i buoni propositi si perpetui un modello di agricoltura fortemente sbilanciato verso colture obsolete e gestioni verticistiche a tutto svantaggio di chi ha colto nell'agroenergia e nell'agricoltura biologica, tipica e di qualità un'autentica opportunità di valorizzazione ambientale e produttiva. Continuare sulla strada dell'agricoltura convenzionale porterebbe a un errore di prospettiva che l'Umbria pagherebbe molto caro". E' quanto sostiene il capogruppo dei Verdi e civici Oliviero Dottorini che ricorda come a poche settimane dalla presentazione del nuovo Piano di sviluppo rurale e nonostante le ripetute richieste, "non è possibile neppure a un gruppo consiliare consultare documenti che dovrebbero avere la massima diffusione per poter essere approfonditi e discussi".
"Il nuovo Psr pare fare acqua da tutte le parti. Se le scelte vengono fatte unilateralmente dall'assessorato e senza una programmazione condivisa - spiega l'esponente del Sole che ride - è difficile pensare a pratiche innovative. Non c'è chiarezza su chi saranno i reali beneficiari dei contributi ed il nostro timore è che il flusso di risorse possa prendere la strada di qualche carrozzone regionale piuttosto che finire direttamente agli agricoltori, soprattutto ai piccoli. La cosa da evitare assolutamente è che prevalga un principio di discrezionalità che affiderebbe al solo assessorato tutta la partita dei contributi, lasciando gli agricoltori nell'impossibilità di programmare il proprio futuro. Tra l'altro occorre verificare che l'importante partita delle produzioni energetiche veda gli agricoltori, e non l'industria, protagonisti della filiera, premiando le produzioni biologiche e rispettose dell'ambiente. In una regione come l'Umbria è impensabile che la competitività di un'azienda agricola possa essere valutata solo in base alla quantità delle produzioni o alla pratica della monocoltura. E' sull'unicità del nostro territorio e sui prodotti che esso ci può offrire che devono concentrarsi le politiche a favore di chi coltiva la terra. Solo difendendo, anche attraverso scelte coraggiose, le produzioni di qualità, le filiere virtuose e i metodi compatibili con l'ambiente l'Umbria troverà una risposta a una crisi che è giunto il momento di affrontare seriamente, lasciando da parte paure e interessi corporativi".
Per il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali "sarebbe opportuno che la Regione si aprisse ad una vera discussione e concertazione con tutti i soggetti interessati, a partire dalle associazioni delle produzioni biologiche e dai sindacati di categoria. Non è un caso che, oltre alla stroncatura della Cgil, le critiche più pesanti al Psr siano arrivate proprio da Aiab, associazione che in Umbria raccoglie centinaia di agricoltori ed allevatori biologici, regolarmente esclusa dal Tavolo generale di discussione, nonostante il Documento annuale di programmazione 2006 fissi esplicitamente la necessità di coinvolgimento di tutte le organizzazioni degli agricoltori. Eppure l'agricoltura biologica è un modello sostenibile che apporta benefici economici, sociali ed ambientali e che incide positivamente su tutti gli obiettivi posti dall'Ue".
Perugia, 11 Settembre 2006
"Puntare su agroenergia, biologico e tipico, evitando carrozzoni e finanziamenti discrezionali. Da difendere filiere virtuose e unicità dei prodotti"
"Passare dalle enunciazioni di principio ai fatti per evitare che dietro i buoni propositi si perpetui un modello di agricoltura fortemente sbilanciato verso colture obsolete e gestioni verticistiche a tutto svantaggio di chi ha colto nell'agroenergia e nell'agricoltura biologica, tipica e di qualità un'autentica opportunità di valorizzazione ambientale e produttiva. Continuare sulla strada dell'agricoltura convenzionale porterebbe a un errore di prospettiva che l'Umbria pagherebbe molto caro". E' quanto sostiene il capogruppo dei Verdi e civici Oliviero Dottorini che ricorda come a poche settimane dalla presentazione del nuovo Piano di sviluppo rurale e nonostante le ripetute richieste, "non è possibile neppure a un gruppo consiliare consultare documenti che dovrebbero avere la massima diffusione per poter essere approfonditi e discussi".
"Il nuovo Psr pare fare acqua da tutte le parti. Se le scelte vengono fatte unilateralmente dall'assessorato e senza una programmazione condivisa - spiega l'esponente del Sole che ride - è difficile pensare a pratiche innovative. Non c'è chiarezza su chi saranno i reali beneficiari dei contributi ed il nostro timore è che il flusso di risorse possa prendere la strada di qualche carrozzone regionale piuttosto che finire direttamente agli agricoltori, soprattutto ai piccoli. La cosa da evitare assolutamente è che prevalga un principio di discrezionalità che affiderebbe al solo assessorato tutta la partita dei contributi, lasciando gli agricoltori nell'impossibilità di programmare il proprio futuro. Tra l'altro occorre verificare che l'importante partita delle produzioni energetiche veda gli agricoltori, e non l'industria, protagonisti della filiera, premiando le produzioni biologiche e rispettose dell'ambiente. In una regione come l'Umbria è impensabile che la competitività di un'azienda agricola possa essere valutata solo in base alla quantità delle produzioni o alla pratica della monocoltura. E' sull'unicità del nostro territorio e sui prodotti che esso ci può offrire che devono concentrarsi le politiche a favore di chi coltiva la terra. Solo difendendo, anche attraverso scelte coraggiose, le produzioni di qualità, le filiere virtuose e i metodi compatibili con l'ambiente l'Umbria troverà una risposta a una crisi che è giunto il momento di affrontare seriamente, lasciando da parte paure e interessi corporativi".
Per il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali "sarebbe opportuno che la Regione si aprisse ad una vera discussione e concertazione con tutti i soggetti interessati, a partire dalle associazioni delle produzioni biologiche e dai sindacati di categoria. Non è un caso che, oltre alla stroncatura della Cgil, le critiche più pesanti al Psr siano arrivate proprio da Aiab, associazione che in Umbria raccoglie centinaia di agricoltori ed allevatori biologici, regolarmente esclusa dal Tavolo generale di discussione, nonostante il Documento annuale di programmazione 2006 fissi esplicitamente la necessità di coinvolgimento di tutte le organizzazioni degli agricoltori. Eppure l'agricoltura biologica è un modello sostenibile che apporta benefici economici, sociali ed ambientali e che incide positivamente su tutti gli obiettivi posti dall'Ue".
Perugia, 11 Settembre 2006
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