Care, cari,
Quando abbiamo messo piede nel Palazzo, giungendovi in sella a delle biciclette, in molti ci hanno guardato come a dei marziani: alieni senza padroni, giunti nei luoghi del potere contravvenendo alle regole e senza superare esami di fedeltà. Al vociferare che spesso anima la politica locale e nazionale abbiamo voluto contrapporre la testimonianza di un impegno sulle cose concrete. I risultati ottenuti nelle lotte quotidiane per migliorare il territorio e le sue potenzialità economiche, in difesa dei beni comuni e nella ricerca delle modalità per far emergere le eccellenze della nostra regione, parlano di un lavoro serio e concreto per liberare l'Umbria da una politica spesso fatta di promesse non mantenute e legami inconfessabili.
Nello svolgimento del nostro mandato libero, fortunato e sostenuto da tanti consensi, abbiamo avvertito il dovere di affiancare ad ogni "No" un "Sì" fatto di proposte praticabili. Alle tante battaglie per denunciare gli inganni nei confronti dei cittadini (penso alla lotta contro la E45 autostrada, contro gli inceneritori o in difesa dei diritti dei più deboli) abiamo unito un impegno concreto per migliorare il nostro territorio e la nostra regione. Portano la nostra firma dieci leggi regionali - un record nella storia del Consiglio regionale - attraverso le quali abbiamo tentato di svecchiare una visione della società purtroppo ancorata a schemi desueti e a particolarismi consolidati.
Oggi vorrei ringraziare ognuno di voi per la strada fatta assieme: per la forza che avete dato a questa esperienza e per non esservi rassegnati alle scelte più comode. Attraverso i bollettini informativi che periodicamente abbiamo realizzato e inviato a ognuno di voi abbiamo voluto rendere conto del nostro lavoro, cercando di tenere saldo il filo che dovrebbe sempre unire elettori ed eletti. C'è da scommettere che la modalità nuova, libera e pragmatica di fare politica sperimentata in questi anni troverà altre forme, altri luoghi e altri tempi. Le nostre ragioni infatti restano sul campo, così come la necessità di liberare la nostra regione e le nostre città dalle pastoie del conformismo, dall'arretratezza dell'elaborazione politica e dalla prigionia di un modello di sviluppo che non regge più. Contiamo quindi di aver lasciato sul terreno semi di libertà, coerenza e speranza. Magari ci sarà modo di riparlarne e non farli morire.
Grazie, di nuovo
Oliviero Dottorini
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