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Parte l'interrogazione alla giunta: "Imprenditoria abile nell'intercettare risorse pubbliche, ma non a tutelare l'occupazione. Oggi chi ne risponde?"
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Parte l'interrogazione alla giunta: "Imprenditoria abile nell'intercettare risorse pubbliche, ma non a tutelare l'occupazione. Oggi chi ne risponde?"
Luca Telese e Oliviero Dottorini animano il dibattito di presentazione del libro in un'affollata assemblea
"I comunisti, quando perdono l'idea della rivoluzione, perdono il senso dell'avventura. E i comunisti, quando perdono il senso dell'avventura, diventano gente noiosa e anche pericolosa". Inizia con una citazione del compagno Marchetto la presentazione del libro "Qualcuno era Comunista" di Luca Telese che si è svolta ieri pomeriggio presso la sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni.
Assieme all'autore era presente il capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale Oliviero Dottorini che ha introdotto spiegando come sia "importante che mentre in Italia si celebra l'anniversario della morte di Craxi, con tanto di processione bipartisan ad Hammammet, ci sia l'opportunità di ricordare una figura come Enrico Bwerlinguer, scomparso venticinque anni fa, ma significativamente rimosso dal patrimonio ideale dell'intero centrosinistra. Oggi che quella storia, nei suoi valori più autentici, non è più di nessuno, può diventare patrimonio di tutti, di chi sa raccogliere la sfida di un sogno e di un patrimonio ideale".
Luca Telese in due ore intense e appassionate ha ripercorso la storia di due anni cruciali per la storia del nostro paese e del mondo: quelli che tra l'89 e il '91 hanno portato il Pci alla svolta che segnerà la fine del più grande partito comunista dell'Occidente. "Quella storia - ha spiegato Telese in modo puntualissimo e talvolta ironico - ci ha lasciato in eredità una sinistra senza più identità, incapace di vincere, un partito che ha cambiato nome quattro volte senza mai cambiare le facce e la classe dirigente". " Coloro che ne hanno rivendicato l'eredità - aggiunge - hanno semplicemente rimosso le questioni politiche che la fine di quella storia poneva, contribuendo a sotterrare ciò che invece si sarebbe potuto salvare. La capacità di portare a sintesi storie di popolo, intellettuali, e un pezzo di borghesia, è venuta meno, mentre si alimentava una contrapposizione di fondo tra ceti che nel Pci contribuivano allo stesso progetto".
La presentazione del libro è avvenuta intercalando le testimonianze e le storie dei più grandi leader che si sono susseguiti nel Pci con quelle di decine di militanti che ne hanno seguito le sorti fino in fondo. Le due ore trascorse con Telese in un'affollata assemblea hanno aperto un dibattito molto partecipato sui temi di attualità politica, sui problemi e le contraddizioni della società odierna, su avvenimenti storici e questioni sociali di grandissima attualità.
Perugia, 29 gennaio 2010
(Acs) Perugia, 26 gennaio 2010 - “Le strutture del vecchio ospedale di Città di Castello, come quelle degli altri ospedali vecchi e dismessi, tutte strutture di grande valore e storiche, vanno dismesse previa creazione delle migliori condizioni per ottenere un utile risultato, poiché il loro valore economico finanzi le politiche di investimento sanitario della Regione, in tutte quelle situazioni, cioè, dove si sono verificati i presupposti per la costruzione di nuovi ospedali”. Così l’assessore alle risorse finanziarie, Vincenzo Riommi rispondendo ad una interrogazione di Oliviero Dottorini (Idv) nella quale denunciava la “Situazione di degrado e abbandono” della struttura dell’ex ospedale tifernate a seguito della costruzione del nuovo ospedale avvenuta nel 2000. “Nella vecchia struttura – ha rimarcato l’esponente dell’Idv – si sono verificati atti di vandalismo ed è stata depredata di ogni bene contenuto da essa. In particolare è stata presa di mira la piccola chiesa interna, completamente depredata. Abbiamo trovato addirittura cartelle mediche abbandonate contenenti dati ultrasensibili. A seguito di ciò – ha fatto sapere Dottorini – ho fatto un esposto alla Procura della Repubblica e al Garante nazionale per la Privacy”. Con la sua interrogazione, Dottorini ha chiesto quindi alla Giunta “a chi sono addebitabili le responsabilità e quali i progetti di riqualificazione e valorizzazione”.
Riommi, dopo aver sottolineato che la sua competenza riguarda soltanto la destinazione d’uso della struttura, ha aggiunto che, “a partire dal 2007, l’anno in cui è stata, fisicamente e giuridicamente presa in carico la struttura da parte del Patrimonio (prima in carico alla Asl 1) è stato attivato il percorso per la procedura della dismissione di questo bene, oltre che per la sua tutela. Abbiamo incontrato, in via preliminare, una difficoltà relativa al mix tra tipologia di interventi necessari ed ammessi sulla struttura e sue potenzialità economiche che determina, al momento, una incommerciabilità. Non tanto perché la zona non sia prestigiosa e non abbia confacenti destinazioni d’uso, ma per i vincoli, comunque giusti, poiché la struttura è del 1700, con un piano attuativo caratterizzato da rigorose prescrizioni e quindi con un valore economico tale per cui nessuno è interessato all’acquisto. D’altra parte – ha aggiunto Riommi – il Comune di Città di Castello, al contrario di altri Comuni, non ha mai utilizzato, ne chiesto di farlo la norma prevista dalla Legge 14 che prevede la possibilità dell’acquisizione diretta da parte del Comune. Attualmente abbiamo riattivato il percorso di confronto con l’Amministrazione comunale di Città di Castello chiedendo di valutare una nuova funzionalità urbanistica e nuove previsioni urbanistiche”. Dottorini ha replicato che “è incomprensibile come l’Amministrazione di Città di Castello non abbia immaginato un progetto di recupero per questa struttura. La struttura si trova in un’area che subirà una impressionante colata di cemento, avversata da tutti i cittadini. Il Comune ha fatto in modo di tenere fuori proprio l’ex ospedale per il quale non ha mai tentato la sua acquisizione. Indispensabile un progetto di recupero che possa ridare questo importante bene alla città”. RED//
Mittente: | "INFO" <info@asifed.it> |
Destinatario: | <gruppoverdi_veicolidepoca@crumbria.it> |
Data: | 25/01/2010 01:13 PM |
Soggetto: | Letto: Informazioni su Bilancio 2009. |
Vediamo ora quando ci risponderanno...
Saluti.
dario
Interrogazione alla giunta: “Occorre dare seguito al tavolo per la salvaguardia delle risorse idriche del territorio. Coinvolgere le associazioni ambientaliste”
“E’ preoccupante il silenzio che si riscontra attorno ad un’emergenza ambientale che non ha uguali su tutto il territorio nazionale. La presenza di ferro e alluminio e il conseguente divieto all’uso di acqua potabile nell’orvietano è un fatto gravissimo che richiede l’urgente intervento delle istituzioni. Per questo chiediamo che venga costituito un tavolo di monitoraggio della situazione, al quale devono essere chiamate anche le associazioni ambientaliste”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei valori in Consiglio regionale, annuncia di aver presentato un’interrogazione alla giunta regionale in merito all’emergenza acqua potabile che si è verificata nei giorni scorsi nell’orvietano.
“Le consistenti piogge dei giorni precedenti l’emergenza – è il commento di Dottorini – non sono sufficienti a spiegare le cause di quanto è accaduto, che vanno invece ricercate nella estrema complessità del territorio dell’altopiano dell’Alfina e probabilmente nelle attività estrattive dovute alle cave presenti nell’area. E’ incomprensibile che un territorio con queste caratteristiche sia stato classificato come zona di semplice protezione dal recente Piano regionale di tutela delle acque, mentre invece anche i recenti fatti dimostrano che andrebbe trattata come zona di tutela assoluta. Per questo motivo riteniamo fondamentale prevedere una tempestiva modifica del Piano regionale di tutela delle acque, in modo da provvedere a classificare l’intera area in maniera adeguata. E’ inoltre urgente portare a compimento l’attività del Tavolo Istituzionale Interregionale Umbria-Lazio già attivato nei mesi scorsi, su richiesta delle locali associazioni ambientaliste, dall’Assessorato Ambiente della Regione Umbria e inopinatamente abbandonato”.
“L’inquinamento della falda con ferro e alluminio – conclude il presidente della prima commissione di Palazzo Cesaroni – è un caso unico a livello nazionale e di una gravità tale che i cittadini hanno diritto ad essere informati sulla situazione e ad avere adeguate garanzie sulla tutela di un bene comune fondamentale come l’acqua potabile. Per questo chiediamo che la giunta si attivi quanto prima per monitorare la situazione e per apportare le necessarie modifiche al Piano delle acque”.
Perugia, 23 gennaio 2010
Continuano a giungere telefonate e mail circa la non accettazione da parte della Regione Umbria delle "autocertificazioni" inviate dal 01/01/2008 ad oggi.
Vi ricordo che la L.R.23/2002 che aveva introdotto l'obbligo dell'I$CRIZIONE a favore di un club privato, ripeto ad un solo club privato di nome A.$.I., è stata abrogata con l'art.24 della L.R.36/2007, grazie al pressing di Oliviero Dottorini, del sottoscritto insieme alla FEDERCONSUMATORI.
Ad agosto 2009 è stato pubblicato il Regolamento di attuazione del controllo delle autocertificazioni presentate, delegando a chi ne avesse fatto richiesta la verifica dei requisiti previsti nella determinazione annuale emessa dal club monopoli$ta di nome A.$.I..
Pertanto invito tutti i cittadini/contribuenti umbri che dovessero ricevere informazioni in contrasto con quanto sopra scritto, dagli Uffici della REGIONE UMBRIA o dall'A.C.I., di prendere nome e cognome di chi ha fornito l'informazione e di comunicarcelo.
In tal senso, presenteremo quindi a chi di competenza un Esposto/Denuncia.
Cordiali saluti.
dario maria di bello
Il Gent.mo Direttore di questa rivista, oltre a pubblicare una rettifica a pag. 6 di questo numero - Il Diritto di essere storica - riguardante il presunto obbligo di i$crizione all'A.$.I. per usufruire delle agevolazioni fiscali ex L.342/2000, ci fa leggere a pagina 26 sempre di Automobilismo d'Epoca di Febbraio 2010, che l'A.$.I. al 31/12/2009 ha 142'000 soci e che ha rilasciato 36'185 attestati per le auto e 13'309 per le moto.
Ma a questo punto perché non fare due conti ?
Allora:
1) € 41,32 x 142'000 = € 5'867'440 cioè quasi 6 milioni di euro per le i$crizioni richieste e rese obbligatorie da alcune Regioni d'Italia...;
2) € 20,00 x 36'185 = 723'700 euro, ma dal momento che il pagamento degli attestati è scattato dal 1° luglio 2009, dimezziamo questo importo che diventa € 361'850 euro...;
3) € 10,00 x 13'309 = 133090 euro ed idem come sopra cioè € 66'545.
... È la somma che fa il totale:
5'867'440+361'850+66'545=6'295'835 euro
Che dire, un bilancio di 6,3 milioni di euro, solo per il 2009, non è malaccio ...
In effetti non c'è male davvero.
Ma dove vanno a finire???
Ho cercato nel sito dell'A.$.I. (www.asifed.it) ed anche in giro per internet se per caso qualcuno pubblicasse il bilancio della Federazione.
Ho trovato solo annunci in cui si dice che è stata convocata l'assemblea per l'approvazione del bilancio e che quest'ultimo è stato inviato ai club..... ....ma del bilancio non c'è traccia.
Mi chiedo: in effetti, già di per sè, un bilancio può non risultare del tutto chiaro nello spiegare "come" vengono utilizzati i soldi.
Le voci di costo del conto economico possono essere descritte anche in maniera molto sintetica e la "nota integrativa" si muove anch'essa su concetti molto generali che non necessariamente entrano nel dettaglio sulle concrete modalità di utilizzo dei quattrini.
E quanto sopra vale per i bilanci redatti secondo le disposizioni del Codice Civile relative alle società di capitali.
Disposizioni che non si applicano alle associazioni "senza fini di lucro", che possono anche redigere un semplice "rendiconto" ancor più sintetico e vago.
Ma sei e rotti milioni di Euro (...che significa praticamente un miliardo di vecchie lire al mese !) è davvero una cifra "potente"; che meriterebbe in effetti di trovare una sua "collocazione" nel sito della Federazione. Nel senso di una "paginetta" (da stampare ...diciamo ...in almeno una decina di cartelle...) in cui ci venisse spiegato, non tanto con gli "sterili" schemi del "bilancio d'esercizio" secondo le modalità del Codice Civile, ma in un "pratico riassuntino" impostato su comprensibili "percentuali", "come viene affettata la torta" e "a chi si danno le fette" da parte di una associazione che si dice ispirata ai valori puramente culturali e totalmente avulsa da scopi lucrativi.
Per questo mi permetto di lanciare una piccola "iniziativa collettiva"
Se fossi il solo a inviare una cortese mail all'indirizzo "info@asifed.it", chiedendo all'A.$.I. ... "ma mi dici dove spendi i soldi???" penso che, nella migliore delle ipotesi, riceverei una - per carità cortesissima - preghiera ...di farmi i "fatti miei".
Ma se di mail ne arrivassero un po' a ripetizione per qualche decina e decina di giorni ...forse una risposta diverrebbe necessaria. Anche solo per scongiurare l'inevitabile pubblicità negativa che conseguirebbe ad un rifiuto o ad una risposta gentilmente evasiva.
Per cui stasera stessa invierò all'indirizzo dell'A$I () la seguente richiesta:
"Preg.mo ASI,
leggo su alcune riviste di settore che Codesta Preg.ma Federazione conta ormai circa 142'000 soci e che ha rilasciato 36'185 attestati di storicità per le auto e 13'309 per le moto.
Tenuto conto degli oneri associativi e delle contribuzioni richieste per i servizi, ho potuto così calcolare che le entrate di Codesta Preg.ma Federazione si dovrebbero aggirare intorno ai sei milioni di euro annui, ovviamente salvo errori o inesattezze di cui sin d'ora mi scuso.
Non riesco tuttavia a reperire, nè sul sito della Federazione nè altrove, una nota o una informazione circa l'utilizzo di un così consistente volume di entrate.
Tenuto conto del carattere non lucrativo della Federazione, riterrei che la pubblicazione sul sito di una decina di cartelle contenenti informazioni circa gli oneri sostenuti e le finalità cui sono state o verranno destinate le somme percepite, non potrebbe che giovare all'immagine e agli stessi scopi della Federazione.
Fiducioso dell'accoglimento della richiesta, invio i miei migliori saluti".
Se qualcuno di Voi volesse fare altrettanto....
Saluti a tutti.
Il presidente della commissione Bilancio incontra i lavoratori e annuncia un’interrogazione: “Quali garanzie per i dipendenti? Subito tavolo istituzionale”
“La drammatica vicenda che ha coinvolto i 35 lavoratori della Ponti editoriale è la rappresentazione plastica di un'imprenditoria sempre più spregiudicata, abile nell'intercettare aiuti pubblici, ma non altrettanto nel garantire continuità alle proprie attività e nel tenere conto delle ripercussioni sociali ed economiche delle proprie azioni. Le istituzioni non possono continuare a ignorare la situazione di assoluta precarietà di quei lavoratori, costretti a lavorare senza alcuna garanzia sul proprio futuro, in attesa ancora della tredicesima e di interlocutori seri e affidabili”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale e presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali di Palazzo Cesaroni, commenta gli esiti dell’incontro avuto questa mattina con una delegazione delle maestranze della “Ponti editoriale” di Città di Castello.
“Presenteremo un’interrogazione urgente per chiedere che venga chiarita la reale situazione di quella realtà imprenditoriale e i rischi reali in cui si verranno a trovare le 35 famiglie coinvolte – spiega Dottorini -. L'imprenditore tifernate non è nuovo a comportamenti quanto meno discutibili e in molti ricordano l’enfasi con cui venne sbandierato appena pochi anni fa il suo ingresso sulla crisi Ipf Web. Sarà interessante anche conoscere i risultati degli interventi di salvataggio aziendale attuati con denari pubblici tramite le finanziarie regionali Sviluppumbria o Gepafin e i tanto sbandierati poli di eccellenza, i famosi cluster, per i settori della meccanica avanzata e della meccatronica, per i quali la Regione ha riservato ingenti risorse finanziarie all'interno della programmazione regionale. Le istituzioni devono ribadire la propria contrarietà a forme imprenditoriali avventurose, che non manifestano alcuna forma di rispetto per i propri dipendenti. Forse bisognerà domandarsi come mai le politiche regionali abbiano dato tanto credito in questi anni a un’imprenditoria che si sta dimostrando incapace di visione prospettica e continuità. Ribaltoni proprietari non comunicati, un indebitamento preoccupante e atteggiamenti scorretti nei confronti degli operai mettono in luce problemi di non facile soluzione e inducono a procedere con la massima prudenza. E’ giusto pertanto che i lavoratori chiedano chiarezza e garanzie di solidità, anche perché visti i precedenti dell’imprenditore Caso, cui Ponti ha ceduto la maggioranza della società, è tutta da dimostrare la volontà e la capacità di investimento necessaria a immaginare uno sviluppo dell’attività editoriale dell’azienda. Occorre evitare di perseguire strade che alla fine possano rivelarsi senza sbocco. Alle condizioni date, c’è da sperare in una rapida decisione in merito alla procedura di liquidazione dell’azienda che consenta almeno di avere un interlocutore serio con cui affrontare la complessa situazione. Con la nostra interrogazione – aggiunge l’esponente dell’Idv - chiederemo di sapere qual è la reale esposizione della Regione in questa vicenda, se esistono possibilità di amministrazione controllata, se esiste un piano industriale e se la Regione non intenda convocare un tavolo istituzionale per affrontare la questione. Le istituzioni devono fare la propria parte e impegnarsi nel trovare prospettive per una situazione in cui sono parte lesa persone che per anni hanno lavorato con onestà e che oggi vengono trattati in maniera a dir poco ignobile”.
Perugia, 23 gennaio 2010
“Evitati vuoti normativi che avrebbero aperto la strada a sicuri fenomeni di proliferazione incontrollata. Grave concedere la deroga per le grandi strutture nei piccoli comuni”
“Abbiamo eliminato qualche forzatura che potenzialmente avrebbe potuto innescare fenomeni di deregulation e di anarchia normativa. Ma rimangono alcune criticità che sono state bene illustrate nel corso dell'audizione e che incomprensibilmente la giunta ha voluto ignorare”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, motiva la sua astensione sull'atto di recepimento della Direttiva servizi della Commissione europea oggi approvato dalla prima commissione consiliare.
“Siamo riusciti a evitare il peggio – aggiunge Dottorini - ed è importante che non rimangano vuoti normativi che avrebbero aperto la strada a sicuri fenomeni di proliferazione incontrollata. Purtroppo non è stato accolto un nostro emendamento che avrebbe evitato una diffusione eccessiva di grandi centri commerciali su tutto il territorio regionale, in particolare lungo le principali arterie di comunicazione. Adesso anche i piccoli comuni quindi potranno ospitare grandi superfici di vendita, mettendo a repentaglio l'integrità del nostro paesaggio e del nostro sistema viario e infrastrutturale. E' vero che siamo riusciti a introdurre degli importanti correttivi relativi alla prevenzione del consumo di territorio e all'alterazione del contesto ambientale, ma rimane aperto il varco di una possibile proliferazione di strutture commerciali di cui l'Umbria non ha certo bisogno. Rimane positivo, tuttavia, che sia stata accolta la nostra proposta di sospendere le procedure di autorizzazione fino a che non saranno stati definiti gli atti di programmazione con i relativi criteri qualitativi”.
“L'Umbria già oggi – spiega il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali di Palazzo Cesaroni - presenta un rapporto tra superfici di vendita e abitanti nettamente superiore alla media nazionale. Nessuno avverte il bisogno di incentivare ulteriori ferite al territorio, creando i presupposti per nuove mostruosità infrastrutturali, nodi viari congestionali e ulteriore consumo del territorio che snaturano i tratti caratteristici della nostra regione”.
Perugia, 20 gennaio 2010
"Ora ripensare il progetto coinvolgendo i cittadini. Grande opportunità per una seria proposta di riqualificazione dell'area"
"C'è una buona notizia per il territorio del lago Trasimeno: la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) relativa al progetto delle opere di urbanizzazione dell'area Ex-Sai a Passignano sul Trasimeno è stata interrotta con l'effetto di una pronuncia negativa. Pensiamo che sia una grande opportunità per tutti, ad iniziare dal Comune di Passignano, per rimettere in discussione quel progetto ormai da tutti considerato inadeguato e mettere in campo serie proposte per la riqualificazione dell'area da discutere con i cittadini". Con queste parole i consiglieri regionali Oliviero Dottorini (Idv) e Enzo Ronca (Pd) commentano la risposta ottenuta dall'assessore Rometti all'interrogazione che avevano presentato relativa al progetto Ex-Sai che prevede cubature per un totale di circa 170mila metri cubi, di cui 90mila a destinazione residenziale, 64mila a destinazione direzionale commerciale e 18mila a destinazione turistico produttivo. Nella risposta si legge che, nonostante la Conferenza dei servizi avesse richiesto della documentazione integrativa su alcuni punti critici del progetto, "alla data del primo dicembre 2009, termine ultimo per la presentazione delle citate integrazioni, non è pervenuta alcuna comunicazione né documentazione integrativa da parte dei proponenti". Questo comporta l'interruzione della procedura di Via e quindi una sostanziale valutazione negativa del progetto, che non potrà così andare avanti.
"Confidiamo - commenta Dottorini (Idv) - che, dopo il pronunciamento negativo della Provincia, questo ulteriore stop da parte della Regione possa rappresentare la pietra tombale per un progetto che sembra ritagliato esclusivamente sulle esigenze dei privati e che potrebbe compromettere fortemente le potenzialità economiche, ambientali e turistiche del Lago. Passignano non ha bisogno di avventure progettuali o di scelte imposte, ma di proposte serie e condivise con i cittadini e con le realtà sociali ed economiche del territorio. Auspichiamo quindi che le istituzioni si adoperino per promuovere un concorso di idee a livello nazionale ed anche internazionale, al fine di individuare in maniera trasparente le proposte migliori".
"E' proprio la non presentazione delle documentazioni integrative da parte dei proponenti una chiara dimostrazione della insostenibilità del progetto presentato - è il commento di Ronca (Pd) -. Ora bisogna veramente affrontare il tema ex Sai con un progetto consono per Passignano e per il Trasimeno. ".
Perugia, 15 gennaio 2010
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