"Ati prendano atto di una scelta largamente condivisa dal Consiglio e pretendano dalle aziende l'eliminazione dell'ingiusto balzello del 7 per cento in bolletta"
"Finalmente l'Umbria ha detto chiaramente e a gran voce che l'acqua è un bene prezioso indispensabile e che come tale deve rimanere pubblico. Oggi il Consiglio regionale, con un voto a larga maggioranza, ha ribadito la volontà di dare piena attuazione al referendum che prevede di eliminare l'ingiusto balzello del 7 per cento applicato dai gestori alla bolletta. Ora occorre che i comuni e gli Ati prendano atto di questa determinazione e intervengano sulle aziende di gestione perché eliminino il 7 per cento dalle bollette, eliminando ogni speculazione economica su un bene comune non privatizzabile". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, e Paolo Brutti, segretario e consigliere regionale Idv, commentano l'approvazione a larga maggioranza (Idv, Prc, Pd, Socialisti, Lega, astensione di Lignani) della mozione a difesa del referendum del giugno 2011 che li vede come primi firmatari.
"La nostra mozione - spiegano Dottorini e Brutti - rappresenta il primo atto concreto per dare seguito all'impegno, fortemente voluto dall'Italia dei Valori e assunto dalla Regione nel Documento annuale di programmazione, di rispettare la volontà popolare espressa con il referendum di giugno 2011. I privati gestori del servizio idrico non possono pensare di fare cassa su un bene prezioso e indispensabile come l'acqua e non è possibile pensare di aggirare il problema continuando ad innalzare le tariffe. E' bene ricordare che in Umbria si registra un grave ritardo nell'applicazione del referendum. Addirittura gli Ati 1, 2 e 4 hanno recentemente assunto deliberazioni che sembrerebbero andare contro il dettato referendario, senza dar segni di recepimento neppure di quanto richiesto da parte dell'assessore Rometti che con una nota ha affermato che "la tariffa idrica deve prevedere la sola copertura integrale dei costi del servizio e non altri oneri aggiuntivi". Viceversa è da mettere in evidenza l'esperienza di ripubblicizzazione promossa dalla giunta di Napoli e dal sindaco Luigi de Magistris, organizzatore del "Forum dei Comuni per i beni comuni" dal quale ha preso slancio la mobilitazione per la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di governo del territorio. Per dare la misura delle implicazioni di questo argomento è opportuno ricordare che le tariffe dell'acqua negli ultimi dieci anni sono aumentate a livello nazionale mediamente del 65 per cento. Se si prende in considerazione la classifica degli ATO più esosi, si può osservare che tra i primi 25 ben 21 sono a gestione mista (pubblico-privato) o completamente privata".
"Su questo tema - aggiungono Dottorini e Brutti - i cittadini non hanno abbassato la guardia, anzi continuano a chiedere con forza il rispetto delle regole democratiche e della volontà popolare. Il Forum italiano dei movimenti per l'acqua, ad esempio, ha lanciato in queste settimane la campagna di "obbedienza civile" per l'autoriduzione della bolletta idrica, applicando una riduzione pari alla componente della remunerazione del capitale investito e quindi per il pagamento in tariffa della sola parte prevista per legge. Difficile dar loro torto. Noi anzi consideriamo questa campagna come un valido strumento di sensibilizzazione e pressione per evitare che la volontà degli elettori venga disattesa e magari calpestata solo per assecondare gli interessi dei privati".
"Vigileremo sulla Giunta regionale affinchè gli impegni presi oggi in Consiglio vengano mantenuti - concludono Dottorini e Brutti -, e ci aspettiamo pertanto che la nostra regione si faccia carico di promuovere iniziative per fare in modo che gli Ati prendano atto di questa situazione e pretendano dalle aziende di gestione l'eliminazione del 7 per cento garantito come remunerazione del capitale investito".
Perugia, 29 marzo 2012
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